CANNES, LA GUERRA SENZA RETORICA DI NIKITA MIKHALKOV

Quotidiano Nazionale
05.22.2010

L'ultimo giorno in concorso a Cannes segna il ritorno (a undici anni esatti) di Nikita Mikhalkov. Il regista russo porta il suo Il sole ingannatore 2, seguito del film che nel 1994 gli valse il Gran premio della giuria proprio sulla Croisette e prosegue esattamente gli sviluppi della storia originaria.

Una pellicola di guerra, ma lontana da quella raccontata da Steven Spielberg in Salvate il soldato Ryan che comunque è stato l'ispiratore. "A me – ha spiegato in conferenza stampa – il cinema d'autore piace e lo faccio, è come un'ostrica ma nessuno puo' vivere mangiando solo ostriche, ci vuole anche pane e salame."

Se nel primo capitolo gli antagonisti – un profugo bianco convertito in spia del NKVD, un generale rosso inviso a Stalin – morivano nel 1937 ora ritroveremo lo stesso generale (sempre Mikhalkov) ben vivo nel 1941, fuggito miracolosamente dal GULAG in cui era imprigionato e, proprio in quanto considerato morto dalle autorità, si ritrova pronto a rientrare in battaglia in qualità di soldato semplice nella guerra contro la Germania.

Il suo solo cruccio, lui che sogna di mettere la testa di Stalin dentro un enorme torta di cioccolata con sopra appunto l'effigie del dittatore, è il fatto di credere che la sua donna Maroussia e sua figlia Nadia (Nadezhda Mikhalkova) sono morte. Cosa in realtà non vera. Anzi proprio Nadia sapendo ce il padre è vivo si è messa a fare l'infermiera cercando il papà di fronte in fronte. Si passa poi al 1943 con il maggiore del KGB Arsentyev che ha una missione, quella di far arrestare e condannare Kotov, un ordine ricevuto da Stalin in persona.

Il film si chiude con una scena che ne sintetizza lo spirito. L'infermiera Nadia, dopo aver curato un giovane soldato tedesco devastato da una bomba, e che morirà di lì a poco, mostra il seno a questo ragazzo accogliendo la preghiera di un giovane che non ha ancora conosciuto niente del sesso.

"Non è un film pro o contro Stalin. E' un film d'amore tra un padre e una figlia", ha detto il regista russo. "Volevo parlare dell'alienazione della guerra, del processo di depravazione, delle sofferenze dei soldati russi – ha proseguito. – E in che condizioni questa guerra è stata poi vinta, perché dimenticare il prezzo che è stato pagato per vincere il nemico sarebbe criminale."

Il film è la seconda parte di un progetto-saga che culminerà con La Cittadella – Sole ingannatore 3, che tra sei anni girerà e che ritiene "una metafisica sulla distruzione e sulla rinascita, in cui ciascuno dei due elementi dipende dall'altro".

La verità storica del film? "Mi interessava cogliere lo spirito del periodo. Ho passato ore e ore in archivio e penso onestamente che le scuole oggi della seconda guerra mondiale parlino poco e anche i film precedenti sul tema sono stati fatti in un'epoca in cui non si poteva dire tutto. Ma a me interessava lo spirito. Del resto – ha aggiunto Mikhalkov che ha impiegato 8 anni a girarlo – la sceneggiatura non è una bibbia, ma un punto di partenza perché poi è sul set che accadono delle cose, un'energia che dà al film una vita interiore."