LO STANCO GUERRIERO DI MIKHALKOV

Il Giornale di Vicenza
05.23.2010
Ugo Brusaporco

FESTIVAL DI CANNES. Entrambe dell'Est, da Russia e Ungheria, le ultime pellicole in concorso. Oggi i premi Il sole ingannatore 2 girato con mano sicura. Coinvolge Mundruczó raccontando la solitudine di un giovane

Strana conclusione per il concorso di un Festival di Cannes che oggi dirà quale, tra le 19 pellicole in competizione, si è guadagnata la palma della migliore. Gli ultimi due film di questo torneo internazionale vengono dall' Est: Utomlyonnye solntsem 2. Predstoyanie (Il sole ingannatore 2: Esodo) del controverso maestro russo Nikita Mikhalkov e Szelíd Teremtés: A Frankenstein Terv dell'ungherese Kornel Mundruczó. Entrambi i registi sono anche protagonisti dei loro film, una scelta usuale sia per Mikhalkov che, a fronte di 21 opere dirette ne conta ben 46 come attore, che per Mundruczó, la cui carriera inizia come attore televisivo.

Mikhalkov torna a vestire i panni del generale Sergej Petrowitsch Kotov che, nel premiatissimo Il sole ingannatore (Premio a Cannes 1994 e Oscar 1995), alla fine sembrava destinato ad essere giustiziato. Scopriamo che la pena gli era stata commutata e che, degradato a soldato semplice, nel 1941 combatte al fronte. Anche sua figlia Nadia è sopravvissuta ai campi di lavoro e ora è infermiera al fronte. Stalin, che lo aveva condannato a morte, non si è dimenticato di lui, e nel pieno della guerra, nel 1943 lo fa cercare da Arsentyev (Oleg Menshikov, che nel film precedente era Dimitri, amico-traditore che si suicidava), ufficiale dei servizi segreti.

Lontani dall'atmosfera bucolica del film del 1994, qui ci troviamo immersi in un film di guerra, girato con mano sicura, ben interpretato e politicamente statico rispetto al primo che attaccava in modo diretto la figura di Stalin. Mikhalkov non abbassa la guardia, non si piega nella denuncia, ma storicamente chiarisce che durante la guerra il popolo era unito e che forse proprio il mito staliniano ha contribuito a questa unità coinvolgendo le tante nazioni che componevano l'Unione Sovietica.

Il regista-attore reclama la dignità dell'esercito e della popolazione sovietica e l'onore del suo popolo. Si assume il compito di trasformare Kotov in un soldato Ryan da salvare ma il suo è un guerriero stanco che, insieme alla gloria, porta il peso degli anni. Il film, colmo di immagini che rimandano alla grande pittura ottocentesca russa, colmo di antica pietas, si chiude senza un vero finale, perché già prossima è la terza parte di questo Sole ingannatore, quella che parlerà del dopoguerra, degli ultimi anni di Stalin. ...