PETER STEIN: PERCHÉ ANCORA L'ORESTIADE

Barbara Lehmann
(dall'archivio personale di Evgenij Mironov)

"...Cerco di rendere popolare questo testo che considero il fondamento del teatro europeo, il confronto più stimolante per un regista o per un attore. Si tratta di una miniera di filosofia, di pensiero, di idee sulla politica, una miniera di idee formulate e, certamente, una miniera di modi diversi di fare teatro. L'Orestiade racchiude forme teatrali diverse che hanno in seguito segnato la storia del teatro. Manca naturalmente Cechov e il suo teatro psicologico borghese, anche se lo si trova abbozzato nelle Coefore. Per me è uno dei testi più stimolanti. Da una parte siamo testimoni di un rituale originale dell'antica Grecia e dall'altra di un testo di Strindberg, nel quale una madre tenta di sedurre o di non sedurre il proprio figlio – che oggetto di studio per la psicanalisi! Infine nell'ultima parte, possiamo vedere forme teatrali dimenticate o che conosciamo ormai solo nella forma dell'oratorio o della rappresentazione della Natività. E prima, in Agamennone, abbiamo un testo di teatro molto arcaico nel quale partecipiamo all'invenzione dei protagonisti nel senso che il coro parla da solo per un'ora, sulla scena non vi è nessun attore quale noi oggi l'intendiamo, e poi un attore, poi altri due entrano in scena. Questi personaggi sono creati via via, introdotti, desiderati e temuti dal coro."

"...Sono sempre stato assolutamente convinto di una cosa: rappresentare una tragedia greca secondo la nostra specifica tradizione teatrale, rappresentare cioè sulla scena le diverse emozioni dei personaggi, è possibile solo con attori russi. Con gli attori russi, ho infatti cercato di tradurre direttamente le emozioni del testo attraverso l'arte realista della quale i russi non possono disfarsi. Solo gli attori russi possono essere toccati in modo così commovente! E dove trovare questa sensibilità e questa immedesimazione realista – quello che le mani fanno, sui corpi, in un'azione reciproca, dove trovare tutto questo? Da nessun'altra parte! Di fatto, io sono fautore di un teatro razionale. E continuo ad esserlo. Ma lascio agli attori la libertà di mettervi tutta l'emozione che vogliono. Il mio compito però, è innanzitutto descrivere un testo, spiegarlo e renderlo accessibile agli attori – fare dell'attore il gestore del testo – è questo che ho sempre cercato. In questa occasione ho tentato di fare la stessa cosa, riuscendovi fino a un certo punto, nonostante incredibili difficoltà."

"...La scena del tribunale, non è quella di un tribunale tedesco. Siamo in un tribunale russo. Completamente diverso da quello che avevo realizzato a Berlino. Ciò è stato determinato dalla diversa reazione degli attori russi alla situazione. E questi meccanismi hanno rivestito per me un grandissimo interesse, perché non hanno modificato lo spettacolo che è, però, semplicemente apparso sotto un'altra prospettiva, rivelando aspetti nuovi e diversi. Ho cercato, insomma, di incanalare il carattere emozionale della recitazione, di metterla quindi sul giusto binario, in modo da far funzionare bene i meccanismi."

"...Ho sempre stabilito delle analogie tra quanto viene detto nel testo e la storia contemporanea. Non solo la storia russa, però! L'ho fatto sistematicamente. Ho cercato di mostrare agli attori le differenze, ciò che non è intercambiabile. È pericoloso indicare dei paralleli. Sappiamo quante assurdità ne derivino. Ho sempre alternato: storia tedesca, russa, inglese – molta storia inglese, perché è un paese di antica democrazia. L'ho fatto perché si rendessero conto che si può pensare per parallelismi e fare anche rimandi, ma non è questo l'essenziale. Ciò che conta è quello che accade nel testo."

"...Da quando avevo dieci anni, mi chiamano con un nome russo – certamente per via dei pomelli sulle guance – mi hanno sempre chiamato Pëtr. Vi sono delle mie foto da bambino con una casacca russa, un po' buffa. Questa faccenda dei russi era già parte di me, anche prima che mettessi piede in questo paese. Forse è proprio così; è forse vero che in questa storia della Russia vibra la mia piccola corda comica e irrazionale."